giovedì 26 gennaio 2012

Corso di cultura giapponese - Magenta








oggi vi segnalo un interessante corso di cultura giapponese per chi abita nei pressi di Milano ( purtroppo ho appreso solo ora la notizia e le prime due lezioni sono già passate ma siete ancora in tempo per le ultime 2 ;) )

Rossella Marangoni
Corso di cultura giapponese
Magenta, Libreria “La memoria del mondo”
17, 24 e 31 gennaio e 7 febbraio 2012, ore 19.30



Nel folto della foresta e nel profondo del mare: il mondo dei mukashi banashi, storie e leggende dell’antico Giappone
Il corso mira a presentare le creature mostruose o demoniache, magiche o misteriose ricorrenti in molte fiabe e leggende, e ricomparse poi nella narrativa, nei manga e negli anime e vuole essere un viaggio attraverso l’immaginario giapponese di ieri e di oggi.
In principio era la foresta (se il territorio giapponese è per ¾ montagnoso, ben il 67% della superficie totale è ricoperto da foreste). Nel folto della vegetazione, sulle montagne, una natura a volte ostile, sempre imperscrutabile, dà vita a creature misteriose e inquietanti che popolano i boschi. Sono i tengu, i kappa, i tanuki, gli oni, le yamamba, tutti i personaggi nati dalla fantasia popolare. A volte dispettose e cattive, a volte benevole, queste creature raccontano il desiderio di spiegare fenomeni arcani, di dar ordine a un mondo misterioso che sembra dominato dal caos. Un mondo che sta oltre i confini del villaggio, il mondo della foresta, e con cui la vita quotidiana dei contadini dell’antico Giappone si trovava a dover fare i conti.
Come ricorda il geografo e yamatologo francese Augustin Bercque, gli antichi giapponesi, percorrendo la foresta per raccoglievi legna o  frutti del sottobosco o per cacciare, hanno popolato boschi e montagne delle proprie chimere. Nel fitto della foresta la loro fantasia ha collocato i demoni delle montagne, in forma di tigre, i demoni dei burroni, dal muso di cinghiale, e quelli delle acque, serpentiformi. La signoria dei luoghi è lasciata ai geni delle montagne, gli yama no kami, a volte orribili, che vanno placati con appositi riti, come l’offerta del pesce okoze, a loro gradito perché d’aspetto ancor più spaventoso del loro.
La montagna e le sue foreste sono protette da guardiani speciali, il più delle volte mostruosi, emissari degli dei (come lupi e scimmie), o creature fantastiche dall’aspetto metà umano e metà animale, a volte crudeli e a volte benevole, o spiriti che vivono nelle rocce, fra le radici degli alberi, nei torrenti.


Altrove sono proprio i corsi d’acqua e le profondità marine a rivelare la presenza di Re Dragoni, di folletti o di serpenti: incantano i pescatori e li trascinano con sé in palazzi subacquei ricchi di tesori, si innamorano di pescatrici, ricolmano di doni coloro che hanno dimostrato modestia o benevolenza verso le creature del mare.
Ovunque, mondo umano e mondo animale interagiscono, natura e cultura di fondono e a volte si scambiano i ruoli: gli animali si antropomorfizzano mentre personaggi dall’apparenza umana rivelano la loro natura animale. E ancora, apparizioni di creature soprannaturali, emissari divini, manifestazioni di divinità rivelano la presenza del sacro nelle sue varie forme.
I racconti di un tempo (mukashi banashi), tramandati oralmente in ambito contadino e legati alla vita dei villaggi e poi trascritti da membri dell’aristocrazia della corte imperiale e quindi formalizzati fra il IX e il XIV secolo, racchiudono larga parte del patrimonio folclorico giapponese e possiedono caratteristiche del tutto originali rispetto alla fiaba popolare europea.



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